Capri, fino alla fine dell’ottocento, era un’isola brulla e rocciosa, quasi priva di alberi. Nelle foto di Sommer e di Arturo Cerio, le pendici del monte Tiberio e Solaro appaiono senza alberi, nella loro bellezza carsica e dolomitica.
Furono le tante ville che sorsero agli inizi del novecento e l’opera di rimboschimento di scrittori come Norman Douglas, Compton Mackenzie e Axel Munthe a rendere Capri un piccolo paradiso floreale.
La visita del Parco La Gloriette di Villa Lysis e del Parco Astarita, lungo il sentiero della Calanca, è una piccolo viaggio emozionale tra la colorata diversità degli alberi e dei fiori dell’isola.
Salendo (lentamente) sulla collina di Tiberio, dalla Piazzetta, si potranno ammirare tantissimi ville storiche con i loro giardini e pergolati, dove tantissimi artisti e scrittori hanno vissuto il loro soggiorno caprese: villa del Monte S.Michele del principe William Parente, Villa Croce del giornalista del Times Henry Wreford, Villa Monetella del rivoluzionario russo Anatolj Lunacrskij, Villa Moneta, ritiro felice del pittore siciliano Antonino Leto e, infine, Villa Lysis, consacrata all’amore e al dolore del Conte Jacques Fersen, protagonista del libro di Roger Peyrefitte “L’esule di Capri” .
Il Parco La Gloriette è ritornato alla sua antica bellezza grazie al lavoro di un gruppo di volontari capresi che, per due anni, hanno disboscato rovi piantando alberi e le antiche specie floreali amate dal Conte.
Questo affascinante giardino, ideato agli inizi del secolo dal giardiniere esteta Domenico Ruggiero e dall’architetto francese Chimot, offre la possibilità al visitatore di conoscere piccoli belvederi mozzafiato che s’affacciano su Marina Grande e le Isole dei Galli.
Tra boschetti di alloro e di mirto, filari di fiori di camelie, ortensie, gigli, azalee e ibisco, la mente si inebria di bellezza e di profumi.
Piccola curiosità: la pianta bandita da questo parco è la bouganville, che Fersen odiava.
Uscendo dal cancello, il sentiero della Calanca in mezz’ora vi condurrà all’entrata di Villa Jovis.
Questo antico percorso rurale, utilizzato dai contadini di Tiberio per la caccia, la pastorizia e la raccolta di legna ed erbe mediche, nell’epoca romana, era la via di accesso per il trasporto delle merci alla Villa imperiale.
Quasi adiacente troviamo l’entrata del Parco Astarita.
Questa piccola oasi naturalistica e faunistica, che si estende per centocinquantamila metri quadrati, fu voluta nel 1926 dal banchiere, archeologo e poeta Mario Astarita.
I suoi belvederi offrono delle prospettive inedite e spettacolari.
Il Belvedere del Pino, con i suoi innumerevoli scalini tra le rocce, scende fin sopra la Grotta Bianca. Astarita voleva raggiungere il mare ma il suo sogno non si realizzò mai.
Passeggiando nel bosco del parco si possono ammirare tantissimi uccelli stanziali come il falco pellegrino, inoltre, una nutrita colonia di capre e caproni vi accompagnerà in questa oasi naturalistica tra cielo e mare.
a cura di Renato Esposito