Monumenti e Musei

Certosa di S. Giacomo

La Certosa di San Giacomo, vero gioiello dell’architettura isolana, dove si sono intrecciate le vicende più importanti della storia isolana, fu costruita nel XIV secolo per volere del conte caprese Giacomo Arcucci conte di Minervino e Altamura, su un podere della regina Giovanna I D’Angiò, protettrice dei certosini di San Martino.
Tu non devi uccidere
È una delle creazioni più rappresentative della pittura di Diefenbach. Il soggetto, più volte trattato dall’artista, intende ammonire l’uomo in errore, ricordandogli il comandamento di Dio “Non uccidere”, in difesa degli animali e del vegetarianismo. In particolare l’opera si ispira alle ultime strofe della ballata di Friedrich Schiller “Der Alpenjäger” (Il cacciatore delle Alpi): “Con sguardo vuoto e sofferente, [la cerva] supplicava il cacciatore senza cuore, invocando invano poiché egli già tirava l’arco per scagliare la freccia. Improvvisamente esce da una grotta lo Spirito della montagna! Questi con le sue mani divine protegge l’animale tormentato. – ‘Devi mandare la morte e il dolore fino a me? C’è spazio per tutti su questa terra, perché perseguiti le mie creature?” È questa la scena raffigurata nel dipinto. La composizione è incentrata su tre figure che si susseguono in diagonale: dall’alto domina lo Spirito della montagna rappresentato come un uomo anziano, barbuto, dai capelli lunghi e con la fisionomia dell’artista; al centro compare la cerva agonizzante; in basso vi è il cacciatore che ha ferito l’animale, ritratto nudo con un pugnale nella mano destra. “L’uccisore è terrorizzato dall’apparizione… sta per lasciar cadere il pugnale, riversandosi con tutto il corpo all’indietro”. “Il quadro è imponente […] il significato abbastanza chiaro quando però se ne sia letto il titolo…” e soprattutto esso “diventa impressionante per la potenza espressiva delle tre figure.” Grazie a questo dipinto, in cui si coglie la stretta somiglianza tra l’artista e lo spirito divino, Diefenbach cerca di imporre i suoi comandamenti individuali e specialmente quelli del vegetarianismo all’intera umanità. Egli mette quindi a confronto il peccatore, nella figura del cacciatore, con il vegetariano purificato, autoritratto dello stesso pittore, segno evidente che l’artista si sentisse investito del dovere di trasmettere all’umanità i suoi ideali di “vita secondo natura”.
© MINISTERO DELLA CULTURA

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