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Villa Malaparte

Curzio Malaparte è lo pseudonimo o nome d’arte di Kurt Erick Suckert nato a Prato, in Toscana, nel 1898. Un uomo che si poteva, a ragion veduta, definire tutto ed il contrario di tutto. Era stato fascista, avendo anche partecipato alla marcia su Roma, ed antifascista, seguace del comunismo ed in punto di morte, invece, aveva abbracciato la religione cristiana. Scrittore, giornalista, regista cinematografico e militare si definiva amante della guerra di cui, però, denunciò le atrocità nelle sue opere “Kaput” e “La pelle”.
 
Nel 1936 durante uno dei suoi viaggi, Malaparte sbarca a Capri, per incontrare il medico ed amico Axel Munthe, da tempo residente sull’isola, e ne rimane incantato. Immediata è la decisione di voler far parte di quella natura selvaggia, per certi versi inospitale ed ancora incontaminata che trova la sua cornice ideale a Capo Massullo dove lo scrittore acquista da un isolano un appezzamento di terreno direttamente a picco sul mare ed a poca distanza dai celebri Faraglioni.
 
E tra il 1938 ed 1942, dopo aver ottenuto la licenza edilizia grazie all’intercessione del suo amico Galeazzo Ciano, su progetto dell’architetto Adalberto Libera costruirà la famosa Villa Malaparte o Casa Malaparte o ancora come lui amava definirla “Casa come me”. Una costruzione la cui architettura è talmente essenziale e razionale da sembrare il naturale proseguimento della roccia che si protende verso il mare o il parto della stessa isola, con la fisionomia che ricorda vagamente quello di una nave. Solo il colore rosso la contraddistingue dalla natura circostante ed anche dalle caratteristiche case bianche capresi.
 
In molti sostengono che in realtà la struttura di Villa Malaparte sia frutto della fantasia dello scrittore che più e più volte cambiò il progetto iniziale di Adalberto Libera apportando delle modifiche che la resero “dura e strana” così come anche lui amava definire se stesso.
 
Gli interni della villa sono essenziali, quasi spartani, con pochi ma studiati componenti come le maioliche che riproducono un solo elemento: “una lira” tratta da un disegno di Goethe. Spettacolari, ma certamente frutto di uno studio approfondito sono le finestre, ognuna delle quali si affaccia su uno scorcio scenografico isolano, incorniciate in maniera tale da sembrare un dipinto sempre diverso, dai colori vivaci che muta a secondo del condizioni atmosferiche e dello scorrere delle ore del giorno.
 
Di questa costruzione irreale e per certi versi folle si accorge anche il mondo del cinema scegliendola come scenario particolare per ben due pellicole: “Il disprezzo” di Jean-Luc Godard, tratto dall’omonimo romanzo di Alberto Moravia e nel 1981 la ritroviamo nel film “La pelle” tratto dal romanzo autobiografico dello stesso Malaparte, interpretato da Marcello Mastroianni. In tempi più recenti è stata usata anche come set per diverse campagne pubblicitarie.
 
Alla sua morte Curzio Malaparte non tradisce se stesso e la sua filosofia di vita lasciando in eredità “Casa come me” alla Repubblica Popolare Cinese affinché divenga un luogo di cultura per gli artisti cinesi. Tuttavia il testamento viene impugnato dai parenti dello scrittore che alla fine della battaglia legale verrà a loro attribuita.
 
Foto – fonte web
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