Tra la seconda metà dell’ Ottocento e la prima del Novecento, a Capri, si formò una numerosa quanto anomala colonia di facoltosi stranieri. Tra questi abbondavano banchieri, imprenditori, artisti, tipi eccentrici, lesbiche, pederasti, femmes fatales, fumatori incalliti di oppio…
Queste persone, folgorate dalla bellezza del luogo, ne fecero propria residenza, costruendovi incantevoli ville e riservandosi in molti casi anche un posto al cimitero.
Attorno a questi stranieri si crearono grandi opportunità economiche per i capresi;
tuttavia, per alcuni di questi personaggi, nonostante il bene profuso, l’isola fu funesta.

Un caso emblematico, anche se non molto conosciuto, è quello di Hugo Andreae, un ricco banchiere tedesco, sposato con una giovane italiana, Emma De Simone.
Il buon Hugo fece costruire, come buen retiro per lui e la moglie, una sontuosa villa all’inizio di via Tragara, con interni da palazzo reale e un mitico giardino pieno di statue, colonnati e animali esotici.
Poiché era un tipo che ci teneva alla religione, in seguito al completamento della sua dimora, finanziò la costruzione della Chiesa Evangelica lì vicino; ma, per ottenere le autorizzazioni necessarie, gli venne chiesto in cambio di finanziare anche la costruzione di una chiesetta a Marina Piccola, per i pescatori della zona. Quella che appunto sarà la Chiesa di Sant’Andrea e che oggi è una cappella tanto amata dai capresi quanto dai turisti, nonché location ricercatissima per celebrare matrimoni.
Per questo progetto, il banchiere decise di affidarsi a Riccardo Fainardi, un pittore-scultore originario di Collecchio, ma da tempo di stanza a Capri.
Nel 1899 fu inaugurata la Chiesa Evangelica che tanta fortuna ebbe tra la folta “colonia straniera” di Capri, mentre l’anno successivo, la notte di Natale del 1900 anche i pescatori festeggiavano la loro chiesetta.
Tuttavia, proprio nello stesso anno, (secondo alcuni, proprio quella notte di Natale), Andreae scoprì che la sua amata Emma lo tradiva giust’appunto col suo “tecnico”, lo scapestrato trentacinquenne Riccardo Fainardi…
Il povero banchiere, profondamente ferito, abbandonò Capri portando via con sé la moglie, ma dopo circa un anno, non potendo sopportare il dolore,  si tolse la vita.
A quel punto Emma De Simone tornò a Capri e sposò il Fainardi. In maniera (forse innocentemente) beffarda rinominò la casa, cambiando il nome da Villa Andreae a Villa Capricorno. Ma la sua presenza col nuovo marito durò poco: il chiacchiericcio creatosi, li costrinse a vendere tutto e andarsene dall’isola. Emma morì nel 1924 mentre il Fainardi si godette l’eredità fino al giorno della sua morte, avvenuta alla vigilia di Natale del 1959.

Un altro straniero che fece la fortuna dell’isola, ma non la propria, fu il medico scozzese George Sidney Smith Clark, il quale, sbarcato a Capri dopo essere rimasto vedovo, si innamorò tanto dell’isola quanto di un’isolana, Anna Lembo, che sposò nel 1856.
Deciso a rimanere sull’isola, pensò bene di aprire qui una clinica, convinto di poter attirare i facoltosi nordeuropei che già allora partivano alla volta dell’Italia meridionale in cerca di un caldo sole ad alleviare le sofferenze di reumatismi e malattie polmonari. Nacque così il Quisisana.
Tuttavia, la mancanza di un sufficiente numero di pazienti indusse Clark a farne un buon albergo.
Clark fu nominato cittadino onorario, anche per il suo impegno a favore dei poveri e degli ammalati locali, e tutt’oggi è ricordato con una lapide nel cortile del municipio di Capri e con un posto d’onore nel cimitero di Anacapri.
Ma dopo la sua morte, avvenuta nel 1868, la moglie Anna e il piccolo figlio Alfredo, ebbero non poche difficoltà a portare avanti l’attività.
Ne approfittò un giovane caprese di bell’aspetto, Federico Serena, figlio di un panettiere, che in quel periodo, dopo un’esperienza di sei anni in Inghilterra, lavorava come cameriere al Quisisana. Sedusse la vedova Clark e facendole intendere che l’avrebbe sposata, si fece locare l’albergo per 30 anni a una cifra irrisoria. Una volta in possesso dell’albergo, non ne volle più sapere della povera Anna e si sposò con una bella francese, governante di un’ospite dell’albergo.
In seguito, la vedova Clark e i figli, ormai in difficoltà, gli vendettero il Quisisana in cambio di un vitalizio e di una villa nei pressi dell’hotel.
Federico Serena, invece, divenne l’imprenditore di maggior successo, nonché l’amatissimo sindaco di Capri (per  ben tredici anni) e fu nominato Commendatore della Corona d’Italia.
Secondo qualcuno, oltre alla vedova di Clark, Serena avrebbe sedotto anche il miliardario tedesco Friedrich Alfred Krupp, l’uomo più ricco di Germania, “il re dei cannoni” (e dei “capitoni”, secondo Matilde Serao), il quale gli affidò la gestione del suo denaro e la responsabilità per la costruzione di Via Krupp.
Secondo altri, questo chiacchiericcio sulla presunta omosessualità di Krupp sarebbero maldicenze nate da motivi di scontro politici.
Fatto sta che, in seguito alla sua morte, gli eredi di Krupp pretesero indietro parte del denaro affidato a Federico Serena, e in seguito alla dipartita di questo, la vedova cedette l’albergo per ripagare tutti i debiti.

Infine, lascia un sapore amaro la storia di Otto Sohn-Rethel, ottimo pittore della scuola di Düsseldorf ed importante entomologo tedesco.
Nato nel 1877, dopo aver passato i primi anni della giovinezza a viaggiare per l’Oriente (visitò la Cina, il Giappone e l’Indonesia), da dove ritornò con una grande collezione di oggetti artistici, approdò per la prima volta ad Anacapri nel 1904. Dopo la prima guerra mondiale, vi si stabilì, dedicandosi alle sue più grandi passioni: dipingere nudi e acchiappare farfalle.
Strinse una grande amicizia col pittore futurista svizzero Gilbert Clavel, che lo accompagnava nelle sue escursioni a caccia di lepidotteri, e aprì nella sua casa, Villa Lina, una galleria dove gli artisti potevano liberamente esporre le proprie opere e riunirsi per discutere d’arte.
Nel 1943, quando l’Italia firmò l’armistizio con gli Alleati e poi dichiarò guerra alla Germania, Otto per evitare l’esproprio della casa, la intestò a un amico anacaprese, suo ex domestico; il quale, però, finita la guerra, invece di restituirgliela, se ne impossessò con tutti i beni, i quadri e i disegni contenuti in essa.
Lo ospitò allora l’amico industriale Hans Berg, suo vicino.
Nel corso di tutta la sua vita, Otto scoprì, studiò e collezionò tantissimi tipi di farfalle e falene, alcune delle quali, fino ad allora sconosciute. Gli fu intitolata anche una sottospecie di falena, la Chortodes Morrisii Sohnretheli .
Il British Museum voleva acquistare la sua ricchissima collezione, ma Otto rifiutò l’offerta, dicendo che essa doveva essere patrimonio dell’isola di Capri.
Tuttavia, alla morte del “farfallaro”, tutta la sua raccoltà finì a marcire in uno scantinato.

a cura di Antonio De Gregorio

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